Il Giorno dei Morti by Claudio Vergnani

Il Giorno dei Morti by Claudio Vergnani

autore:Claudio Vergnani [Vergnani, Claudio]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Horror/Gotico
ISBN: 9788832198164
editore: Acheron Books
pubblicato: 2020-02-19T04:00:00+00:00


Capitolo XXVI

Il vecchio non è morto, ma certo – a meno di un miracolo – ne ha per poco. Il respiro è impercettibile. Sotto il letto la pozza di sangue si è allargata. Dovremmo forse slegarlo, ma nessuno se la sente.

Niccolò si attacca al cellulare, ma il medico che dopo tanti tentativi riesce a contattare gli dice chiaro e tondo per l’ennesima volta che non può venire. Dice di avere mille chiamate, e di non poterne soddisfare nessuna. Fornisce qualche sbrigativa indicazione per telefono, e fine.

Mentre l’amica e Niccolò rimangono nella stanza, dove l’odore comincia a farsi pesante, torno su con Gabriele e Vergy a controllare la tv. Nessun segnale. Le tv locali tacciono. Quella nazionale non aiuta a capire. Sembra quasi che nessuno voglia sbilanciarsi, che non si desideri prendere posizione. Sì, certo, le notizie vengono passate, ma si tratta di servizi sbiaditi, senza energia, quasi svogliati. Si ha l’impressione che il messaggio – nemmeno troppo sotterraneo – sia: ma guarda tu questi che casini combinano. Con tutti i problemi che ci sono, questi hanno le mattane.

A parte questo, i cellulari funzionano ancora e così la luce elettrica.

Mangiamo affettato e formaggio davanti al camino, troppo frastornati per parlare di qualsiasi cosa che non siano i turni di guardia da organizzare.

Verso le dieci mi ricordo dell’amica e di Niccolò. Riempio un piatto di salame e formaggio e m’inoltro nei sotterranei.

Nella stanza l’odore è peggiorato. Il corpo dell’uomo è coperto dal lenzuolo. È andato. Seduta alla scrivania, l’amica parla sottovoce a Niccolò, che sta piangendo silenziosamente. Faccio loro un cenno con la mano, tanto perché sappiamo che sono lì. L’amica mi fa segno di uscire; mi fa capire che mi raggiungerà dopo.

Do la notizia agli altri. Gabriele, mezzo addormentato, non batte ciglio. Dimostrando di avere l’occhio acuto di un Ippocrate, Vergy si limita a commentare che il vecchio aveva un’aria di merda già da quando siamo arrivati.

Non c’è molto da fare. Mentre Gabriele, ancora vestito di tutto punto, si addormenta definitivamente, alimento il fuoco nel camino.

Venti minuti dopo l’amica è di ritorno. Niccolò è da qualche parte a telefonare. Il vecchio comincia già a puzzare. L’amica ha provato a telefonare, ma al 118 risponde solo un nastro registrato che ripete a pappagallo che gli operatori sono impegnati e che siamo pregati di attendere in linea. Ma le cose sono chiare: non verrà nessuno.

“Dobbiamo seppellirlo,” dice Vergy.

“In teoria ci sarebbero procedure da rispettare,” osserva senza troppa convinzione l’amica.

“Va bene,” replica Vergy. “Mentre tu osservi le procedure, noi lo seppelliamo.”

Niccolò non ha obiezioni. Si affida. La situazione è quella che è, e si rende conto lui per primo che dobbiamo arrangiarci.

“Nel boschetto,” propone. “Al nonno avrebbe fatto piacere.”

Mi alzo in piedi. “Facciamolo adesso. Togliamoci il pensiero.”

“Ma sì,” fa eco Vergy, “Come va, va.”

M’irrigidisco. Ci manca solo che seppelliamo vivo il vecchio.

“È morto, è morto,” conferma l’amica. “Comunque, date un’occhiata anche voi.”

Scendiamo di nuovo, mentre Niccolò rimane in sala con Gabriele che ronfa.

Il vecchio puzza da far schifo e non respira. Nessun dubbio che sia morto.



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